Recensione Silent Roar: un arrivo giocoso

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Jun 23, 2023

Recensione Silent Roar: un arrivo giocoso

Notizie, recensioni e servizi di archivio ogni venerdì e informazioni sulla nostra ultima rivista una volta al mese. Un numero sufficiente di giovani elaborano il dolore per la perdita di un genitore nei film tanto da costituire un genere, spesso

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Un numero sufficiente di giovani elaborano il dolore per la perdita di un genitore nei film fino a costituire un genere, spesso con un tuffo nel duro conflitto urbano; ma Silent Roar colpisce invece nelle fredde acque intorno all'Isola di Lewis sotto il grande cielo delle Ebridi Esterne, portando con sé una vena di antirealismo che inizia con uno stato d'animo scherzoso prima di diventare più acceso.

Dondo (Louis McCartney), il cui amore per il surf oceanico e la sua libertà controbilancia le sue difficoltà in classe, ha perso suo padre Willy (Tip Cullen) in un incidente in barca, anche se continua a vedere il morto in lontananza. Ritornando continuamente al mare alla ricerca sia di suo padre che di una pace, Dondo trova invece cose più strane: tre guide spirituali del surf che potrebbero o meno essere lì, insieme a visioni di Gesù (Chinenye Ezeudu) come una geniale donna nera proveniente dalla Svizzera che tiene in mano una cavia. La musica di Hannah Peel non è una sottolineatura pensierosa ma audaci cicli di ottoni, pulsanti con i ritmi del tempo e delle maree.

O forse le corna del Rapimento. Il cristianesimo, un dato di fatto per la vecchia generazione della comunità di Dondo, comincia a occupare sempre più la sua mente. Coinvolge anche lo scrittore/regista Johnny Barrington, che trova il simbolismo religioso che contesta il paesaggio con altre reliquie più antiche. La fermata dell'autobus dove Dondo e il suo compagno di scuola, giustamente chiamato Sas (un'esuberante Ella Lily Hyland), chiacchierano è una croce; ma la casa familiare di Sas è custodita da un'antica pietra eretta, un menhir fallico che riflette una storia carnale all'interno della famiglia. La chiesa locale è in rovina, riaperta sotto il nuovo pastore Paddy (Mark Lockyer, virando verso il territorio di The Fast Show), anche se una betoniera gira costantemente all'esterno come una ruota di preghiera tibetana. Paddy vede in Dondo una scintilla di fede da accendere e va oltre rispetto a Sas, che è più incline a cercare malinconicamente il divino in Jimi Hendrix che in Gesù. Il suo percorso di vita e i risultati degli esami sembrano condurlo inesorabilmente verso il mondo materiale, verso l'università, verso l'Inghilterra.

Il produttore Christopher Young ha contribuito ai film di The Inbetweeners, che potrebbero essere collegati alla deviazione di Silent Roar nell'onanismo adolescenziale arrapato; ma il film diventa meno comico mentre naviga verso un ultimo atto di molteplici significati religiosi, tra cui offerte di animali, fuoco, acqua, un fulmine e resurrezione. Sebbene il divario tra questi pilastri tonali sia ampio, il film è pienamente sincero nei confronti dei suoi due giovani personaggi e non è sicuro che la fede religiosa sia adatta a loro. Invece guardano l'uno all'altro e al mare dove si nascondono altri poteri.